#18 - Il messaggio del tuono

di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

 

Thor, il dio del tuono di Asgard, si sveglia nel suo letto.

Si sente debole, stordito dal sogno che fatica a lasciarlo.

Dai sogni, in realtà. Gli dei distrutti da Seth. Lui che risolve la situazione facendo un discutibile patto con Mefisto. Il complotto contro il regno e l’abdicazione del padre. In un altro Odino è morto, ancora lui sul trono. In un altro ancora il complotto di Seidring, sventato solo con la minaccia di sfoderare la spada di Odino. Thor fa per alzarsi. Le forze gli mancano. È vincolato al suo letto. Simile a una barca, verde e arancio, in legno. Sul fondo c’è, intagliata, una testa di cavallo, con un elmo cornuto.

Thor scuote la testa, cercando di scacciare i fumi del sonno.

- Salutate il risveglio del dio del tuono. –

La stanza è piena di asgardiani. Quasi tutti felici ed esultanti. Alcuni, più seri, si appressano al giaciglio di Thor. Riconosce il suo medico e un messo, un tempo al servizio di suo padre.

La realtà comincia a farsi strada nella mente del dio, assieme all’inquietudine per i suoi sogni.

È sopravvissuto a stento al potere di Odino, brandito da Seidring. I ricordi del regno del sogno, che non riesce a scacciare, sono forse dovuti a una premonizione?

Pericoli ancora più grandi di quello appena sventato si approssimano?

Beve, lentamente, la pozione che gli viene porta dal medico.

Il messo attende la sua attenzione per parlare.

- Parla, oh valente. – La sua voce è quasi inaudibile. Pallido fantasma, per qualcuno che parlando poteva scuotere le montagne.

- Il signore di Asgard, il Padre di Tutti, mi ha inviato a rassicurarmi delle tue condizioni. Desidera vederti nelle sue stanze quanto prima. –

- Comunica al Padre Odino che sarò al suo cospetto immantinente. Medico, forniscimi una pozione che possa sconfiggere cotanta debolezza. –

- Mio signore, non posso che darti una bevanda corroborante che ti permetterà di alzarti per qualche ora, ma al prezzo di un ritardo della guarigione del tuo pur possente corpo. –

- Deh, bando alle ciance, quando il Grande Padre chiama a nessuno è permesso indugiare. –Thor allunga la mano e trangugia in un sol sorso il grande boccale. Subito sente le forze tornare nel suo corpo. Si alza e si veste in un lampo.

- Andiamo, oh messo. – E si avvia a grandi passi verso il palazzo di Odino.

 

Altrove la creatura di tenebra in un regno di tenebra osserva in un pozzo di tenebra le immagini tenebrose di un piano, terribile e violento. Sul suo volto di tenebra, sotto la testa ipertrofica, si intravede una sorta di emozione. Pregusta un lauto pasto.

 

- Mio signore, non appena chiamato sono accorso, in cosa possono servirti le mie ancor deboli e disonorate membra?. –

- In un attacco di regal collera, che rimpiangerò fino alla fine dei tempi, io ti ho privato di metà del tuo divino potere. O abbietta e sconsiderata azione – Odino alza una mano, risplendente – che questo potere ti sia restituito. – Thor annaspa, per lo shock della potente energia che torna a fluire nel suo corpo.

- Ho punito il traditore, concedendogli il potere che tanto bramava. Ma in una forma che rimpiangerà in eterno. Vieni, figlio, voglio mostrarti nuovi accadimenti che inquietano il mio cuore. -

 

Si muove veloce per le vie di Asgard. Viene dalla casa del suo più grande amico in quelle terre e porta all’onnipotente stregone grame notizie.

Con la mano accarezza la sua arma, fra le più potenti del cosmo, chiedendosi se sarà adatta a rimediare alla sventura che si è abbattuta sul consorte di Sif.

 

Una enorme statua, che rappresenta una biga trainata da due cavalli rampanti e guidata da un guerriero sfolgorante nella sua bellezza, poggiata su un piedistallo scolpito dalla foggia chiaramente non terrestre.

Alla piazza nella quale è collocata, si accede da una colossale scala sulla quale stanno conversando due imponenti figure.

La prima è il principe della forza. Thor abbassa il capo, ricordando la recente sconfitta subita da Ercole. Accanto a lui, in quella scena che, pur chiaramente realizzata coi materiali transitori di un set cinematografico e malgrado il diverso stile, poteva rivaleggiare in maestà con la stessa Asgard, una figura in completo bianco e la barba in strana foggia. Sugli occhi degli occhiali scuri.

- Trasuda un’aura inquietante da quel mortale, padre. Come può non avvertirla il principe della forza? –

- Cosa ti fa supporre che si tratti di un mortale, figlio? No, egli sta certamente attirando il figlio di Zeus in un tranello. Ahimè, temo che quest’evento sia connesso col giorno dei tre mondi, predetto dal libro degli incantatori. Quindi raggiungi la Terra e combatti per la salvezza di Ercole. Perché se non giungerai in tempo in suo aiuto sarà inevitabile per me mandarti oltre la soglia dei mondi, dove aspetterai nel limbo il suo richiamo. –

- Ma padre… -

- Osi discutere la mia volontà? Vuoi incorrere nuovamente nella mia ira divina? –

- Certamente no, padre, ma mi chiedevo, se quel destino mi è stato predetto come posso sfuggirgli? –

- Perché le profezie si lasciano interpretare. Andrai comunque nel limbo ad attendere un richiamo, ma se il figlio dell’Olimpo sarà al sicuro rischierai la vita contro un avversario inferiore per potenza. Possiamo quindi usare questa tua predestinazione per aver un potente scudo contro questa battaglia. –

Thor, il dio del tuono di Asgard prova un terribile attimo di disagio, poiché ha ricordi diversi di quell’evento, ricordi, si rende conto, presi da uno dei suoi sogni.

- Un guerriero non dovrebbe confidare in simili espedienti, ma solo nella forza del suo pugno, ma la volontà di Odino non può essere discussa. Inviami, padre, tra i mondi così che io possa giungere in tempo in soccorso del principe della forza. E dopo questa battaglia recupererò il mio onore battendomi col figlio di Zeus e trionfando. –

- Figlio, anche nell’obbedire ai miei ordini pecchi di arroganza e li metti in discussione. Dispero veramente di insegnarti qualcosa. –

Odino alza una mano e Thor svanisce.

 

Thor di Asgard rafforza la presa sul fido Mijolnir mentre avanza tra le rovine di quello che fino ad un istante prima era un maestoso e ricco set cinematografico.

- Delle rovine, qui? Ahimè, forse il mio aiuto giunge tardivo e nuova onta si andrà ad aggiungere a quella accumulata con la sconfitta da parte del principe della forza.

È meglio che mi affretti. –

Si fa avanti, attratto dall’assordante rumore della battaglia.

Davanti ai suoi occhi Ercole, attorniato da decine e decine di uomini, centauri e altre creature, per lo più in armatura.

- Vili furfanti! Anche se il vostro numero sarà illimitato la mia mazza vi schianterà tutti! –

Il principe della forza mena colpi in ogni direzione, schiantando gli avversari, che vengono prontamente sostituiti da un’apparente inesauribile riserva, che attende solo un po’ di spazio per gettarsi nella mischia.

- Ercole non combatterà da solo. Una pugna di cotal dimensione non attende altro che il martello di Thor. – Il figlio di Odino si getta nella mischia sferrando un colpo di inaudita potenza.

- Il dio del tuono? Sta indietro, asgardiano, tu non hai la forza per batterti con costoro. –

Una terribile sensazione di déja vu attanaglia il cuore del principe degli Asi. E come tutti, in quella situazione, cerca di uscire dal cerchio della ripetizione.

- C’è molto che ignori sulla mia forza, ed avremo in seguito modo di misurarci in singolar tenzone, alla fine di questa vicenda. Eppure non posso fare a meno di trovare familiare in maniera inquietante questa situazione. –

Thor colpisce con forza, mandando in frantumi le armi di decine di avversari.

- La tua forza… il tuo valore… sono degni di Ercole stesso! Perché non ti sei battuto così, quando ci siamo incontrati la volta scorsa? –

Thor spinge indietro tre avversari con una sola manata e colpisce pesantemente col martello.

- Non provi, figlio di Zeus, l’inquietante sensazione di aver gia vissuto questo attimo? Di aver gia pronunciato queste parole? Il bisogno di terminare questa battaglia per confrontarci sul serio? –

- Per la mia barba, non ti capisco, dio del tuono. Ma sarà come dici tu. –

Thor coglie un lampo con la coda dell’occhio.

- Hai osservato, asgardiano? Il malvagio e la sua amazzone sono scomparsi. Il trionfo è mio. –

Il martello di Thor infrange l’armatura di molti guerrieri mentre si guarda intorno.

- Non ho il tempo, ora, di riflettere su questa strana situazione. Il trionfo sarà tuo solo dopo che ti sarai confrontato con me. – Il principe di Asgard colpisce una colonna. – Ma prima afferra questo pilastro mentre cade. –

- È semplice. – Ercole afferra il pilastro mentre Thor ne afferra l’altro capo. – Ma a che scopo? –

- Al mio comando scaglialo, e vedrai. – Ma l’effetto della pozione svanisce in quel momento e il potere di Thor ne risulta sensibilmente fiaccato. Malgrado il non terribile peso del pilastro incespica e si sbilancia. Ercole stesso incespica, ma nel pieno delle sue forze reagisce e scaglia via la colonna, che investe i suoi avversari.

- Invero, principe di Asgard, non comprendo la tua pazzia. Ho cose più serie a cui pensare che le inutili pretese di rivalsa di un avversario chiaramente non all’altezza della mia piena forza. Lasciami, il malvagio Plutone ha certamente portato il contratto che mi ha estorto con l’inganno al mio signore Zeus. –

- Lascia che ti accompagni in questa impresa. –

- Invero, la tua follia è senza limiti. Hai dimostrato di non avere la forza necessaria a questa impresa. Lasciami e torna alla tua terra, così da affrontare imprese che, seppur valorose, siano più alla tua portata. –

Il figlio di Zeus si volta e si allontana, preparandosi a viaggiare fino alla sua patria dorata.

 

Da fondo a tutto il suo potere, un’energia infinita in grado di forzare anche le barriere fra i mondi e riesce a tornare nel nostro cosmo.

Lo sforzo è enorme e, per pochi secondi, perde le forze. Pochi secondi, ma sufficienti a farlo precipitare al suolo.

Una cometa infuocata solca il cielo nordafricano. Un chiaro presagio di sventura.

 

Il cuore di Thor, il dio del tuono di Asgard è oppresso, mentre torna nel suo mondo. Oppresso da pensieri inquietanti, dall’onore perso per la seconda volta in maniera ignominiosa, per i suoi sogni, i cui ricordi, terribilmente simili alla realtà, lo perseguitano.

Non si è neppure fermato dalla sua amata Jane Foster, poiché in questo momento non si sente degno del suo amore.

Tana Nile. Ricorda che da Jane è ospite Tana Nile. Ma non dovrebbe conoscerla. Mai ha sentito parlare di lei o dei rigeliani.

Per essere una razza divina, capace di viaggiare tra i mondi, gli dei di Asgard sono stati fin troppo legati alla terra.

Sa che questo presto cambierà. Ma in realtà anche questo è parte dei suoi sogni.

Che la recente battaglia, quella che lo ha contrapposto al potere divino del padre, abbia intaccato anche la sua mente?

Thor, il dio del tuono di Asgard, atterra sul Bifrost. Saluta mesto l’onniveggente Heimdall, guardiano del ponte, il quale risponde con un borbottio molto significativo, e si avvia verso le ampie sale della reggia di suo padre.

Per corridoi infiniti, ponti sospesi che attraversano ciclopiche sale sorrette da colonne i cui piedistalli sono le teste degli asgardiani celebri, Thor passa tra infinite ali di guerrieri a guardia del trono.

Trova il padre che sta parlando con Balder.

- Fatti avanti, figlio. Sebbene io sia angustiato dal disonore che ti ricopre, impellenti compiti ci attendono. Oggi è il giorno dei tre mondi, è venuto per me il momento di mandarti oltre la soglia dei mondi, così come predetto dal libro degli incantatori. Le profezie hanno detto: su tre mondi il dio del tuono metterà in gioco la propria vita per un altro. –

- Ma, nobilissimo padre, la mia forza è manchevole e benché io non tema lo scontro, mi chiedo se sarò veramente in grado di combattere in codeste condizioni. –

- Silenzio! Osi mettere in discussione la volontà di tuo padre e la profezia per la tua codardia? Preparati al viaggio, al tuo ritorno, se ritorno vi sarà, affronteremo il problema del tuo onore perduto e considereremo la possibilità che tu lo riacquisisca. Ma oramai ne dubito. E ora, preparati, ti mando nel limbo e la, quel che sarà, sarà. –

Thor, il dio del tuono di Asgard si trova improvvisamente nel Limbo, la terra della desolazione, il mutabile regno del nulla.

 

Salonicco, Capitale Europea della Cultura (qualunque cosa voglia dire), è una ridente cittadina della macedonia greca, uno dei principali porti di quel paese, alla ribalta in questi giorni per il vertice della Unione Europea (che si tiene, in realtà, in una località isolata a quasi 100km di distanza) e, un po’ meno, per il contro-vertice in cui buona parte dei movimenti e delle associazioni europee si riuniscono per discutere di come costruire una società civile democratica comune a tutta la UE.

In un piccolo caffè del centro due spettatori di questi eventi si fermano a parlare dei loro affari in comune.

L’uomo grasso sorseggia il terzo bicchiere di vino bianco freddo, continuando a scrutare i numerosi gruppi variopinti che iniziano a radunarsi per le manifestazioni della giornata o correndo qua e la da un workshop a un seminario.

- Pensieroso? Credo tu possa ritenerti soddisfatto per i modelli che si vanno affermando fra questa gente. – dietro il bicchiere gli occhi del mago dai capelli neri sembrano essere di fuoco.

- Non era certo questo a riempire i miei pensieri, ma i nostri affari. Stiamo conducendo un gioco estremamente rischioso. Se falliamo perderemo non solo gran parte del nostro potere, le nostre vite, ma quasi sicuramente le vite di milioni di terrestri. È una grande responsabilità. –

Il mago ride. – Non ti facevo così timoroso. Ne credevo che proprio tu avessi paura della morte, non dopo tutte le volte che le sei sfuggito. Se falliamo, e non falliremo, ci sarà sempre la seconda linea, composta dai nostri fratellini. Dovranno, in quel caso usare la forza, cosa che sanno fare magistralmente. Consolati, non tutto è perduto, torneremo presto ai nostri divertimenti preferiti. – Il mago si interrompe, gira istintivamente la testa, anche se per usare i sensi di cui dispone quest’azione è del tutto superflua.

- L’hai sentita anche tu? –

- Si, credo sia meglio che tu vada a vedere cosa succede. Questo imprevisto potrebbe far saltare tutti i nostri piani. Ti serve una mano? –

- Probabilmente si, ma se ci sorprendono insieme salterà gran parte della nostra linea d’azione. Devo rischiare da solo. –

I due si alzano, l’uomo grasso poggia sul tavolo di che pagare, compresa una lautissima mancia. Quando il cameriere passerà a sparecchiare, impiegherà molto tempo cercando di ricordare chi, fra i clienti della giornata è stato così generoso. Ma tanto impegno non sarà ricompensato. Dai suoi ricordi nessuno era seduto a quel tavolo.

 

Thor attende, paziente, nell’incostante regno del limbo.

Tetri pensieri opprimono la sua mente. L’onore perduto, il mutevole umore del padre, i suoi sogni e quello che potrebbero prevedere. Il suo amore per la mortale Jane Foster sembra una cosa passata. Schiacciata, forse, da tanti pensieri?

Il dio del tuono è così preso che non si accorge, fino a quando non è troppo tardi, di rumori dietro di se.

Improvvisamente alcuni piccoli demonietti lo assalgono.

Thor se li scrolla di dosso con una manata.

- Vili, assalire alle spalle un guerriero della mia grandezza. Meritereste che vi schiantassi con un colpo fino alle più profonde lande di Hell. –

- È facile fare il gradasso con questi piccoletti, biondazzo. Prova con qualcuno della tua taglia. –

Il dio del tuono si volta nella direzione dell’imponente e gutturale voce.

Un gigantesco demone viola, con i capelli a cresta e un sigaro stretto fra i denti lo osserva in cagnesco, passandosi le unghie affilate sul gilet di pelle verde.

- Giungi in un frangente per te gramo, fellone. Ho giusto necessità di sgranchirmi le membra durante questa tediosa attesa. –

Thor scaglia il martello con tutta la sua forza, ma il demone, con una manata lo deflette. Il dio del tuono non attende il ritorno della sua arma, ma carica il colosso a testa bassa, incalzandolo con una gragnola di colpi.

Il demone arretra per la potenza dell’avversario, ma presto reagisce con una manata. Gli artigli graffiano il volto di Thor e il sangue lo acceca momentaneamente.

Il demone, allora, salta sul dio del tuono, che si abbatte a terra. I potenti colpi della creatura del limbo fanno letteralmente sprofondare Thor nel terreno.

Il demone, stufo di colpire un avversario immobile, si allontana.

Ma il principe di Asgard non può essere messo fuori gioco per così poco. Barcollante si rialza, mentre sente le forze tornargli velocemente.

- Invero sei forte demone. Ma ho preso le misure della tua forza e l’ho trovata manchevole. Preparati a subire l’ira del principe di Asgard. –

- Cavolate, biondino, mi annoi. Piuttosto, questo martellino che hai lasciato cadere, può magari interessare al padrone. –

Così dicendo S’ym si china su Mjolnir, raccogliendolo. Se lo rigira fra le mani ed attraversa un varco che inizia subito a chiudersi.

- Invero, senza il mio fido martello tornerò in breve l’umano Donald Blake, devo inseguire il fellone e pormi in seguito le domande. –

Così dicendo Thor, il dio del tuono di Asgard balza attraverso il varco un istante prima che questo si chiuda.

Dall’ombra esce una figura.

- Si. Sprofonda sempre di più nel mio regno, signore di Asgard. Avrò tempo di prendere la tua anima. Ora è giunto il momento di divertirsi un po’ portando l’incubo nel tuo regno. –

Detto ciò, la creatura svanisce in uno sbuffo di fumo.

 

- Non si riesce a svegliarlo. – Sif riferisce preoccupata ad Odino – Per questo ho chiesto a Beta Ray Bill di chiamarti. Avverto un’aura inquietante attorno a lui, ma non posso dire di più, i miei sensi magici mal si applicano a questi incanti. –

- Ahime, figlia. Una presenza terribile incombe su di noi. Un’altra entità che intende approfittare della debolezza del regno. Presto, chiamate i medici e i maghi, così che possiamo erigere le barriere adatte ad impedire l’invasione di Asgard. –

- Invero, la tua intelligenza del pericolo è grande, “padre”. Ma grande è il potere di Thor, dormi. –

Thor, o per lo meno il suo corpo, balza dal letto e colpisce il padre alla base del collo.

Odino, colto di sorpresa, stramazza al suolo.

Beta Ray Bill scatta, colpendo col martello il dio del tuono, o almeno il suo corpo.

Storm Breaker cala sul massiccio corpo dell’asgardiano, scagliandolo attraverso il muro esterno della sua abitazione.

Thor, o almeno il suo corpo, i cui lineamenti, molto pallidi, si sono insolitamente affinati, si rialza, la furia sul suo volto.

Red Norvell cala il suo pesante martello sul dio del tuono, che resiste e balza all’interno della casa.

Si avventa con furia verso Sif, che gli preclude la strada, impugnando la spada. La scosta con una manata, scoprendosi così al colpo della mazza di Thunderstrike.

Si rialza, avventandosi contro la parete che abbatte, passandovi attraverso.

Torna così nella stanza da letto. Anticipa Bill gettandosi su Mjolnir.

- Bene, piccole imitazioni del tonante, ora che ho la sua arma la battaglia sarà meno impari. Preparatevi a morire. – Allunga la mano attorno all’impugnatura del martello d’Uru, che, naturalmente, non si sposta di un millimetro.

- Invero questo dimostra che non sei il mio genitore, vile marrano. – il magico martello dell’attuale dio del tuono, figlio del Sovrano di Asgard colpisce il corpo di Thor.

Incubo, il suo attuale possessore si rialza, stordito. – Questa non l’avevo proprio considerata. – Si gira. Tra le macerie che ha prodotto con l’impatto ci sono le altre armi del dio del tuono. Allunga la mano verso la cintura della forza, salta attraverso la finestra, atterrando nella piazza parecchi piani più sotto, e fugge, mentre i suoi inseguitori restano per un attimo interdetti.

 

Horus, il dio solare di Heliopolis, si sveglia, ancora stordito dal violento impatto. Le sue energie stanno tornando lentamente, ma immancabilmente.

È buio, nel luogo in cui si trova. Usa una parte infinitesimale dei suoi poteri e genera della luce.

Una camera sepolcrale egizia. – Sono tornato a Heliopolis? Oppure nelle mani di qualcuno dei miei compagni? –

Si alza. Si dirige verso l’ingresso, murato. Si prepara ad accedere a quel che resta del suo potere, più che sufficiente a sfondare una porta di pietra. La porta resiste e il suo potere scema, come risucchiato.

- Non sarà una cosa facile. -

 

L’ombra insegue Incubo che occupa il corpo di Thor.

L’ombra è invisibile a tutti. Solo il padre Odino potrebbe accorgersi di lui.

Ma il padre Odino dorme, stordito dalla forza di suo figlio e dal potere dell’incubo.

Incubo analizza le sue potenzialità. Quel corpo è forte, forte di forza e di magia. L’arma, potente nelle mani di chiunque, una volta avvolta attorno alla vita lo mette in condizioni di essere inarrestabile. L’unico pericolo viene dai 4 dei del tuono minori che lo hanno affrontato al suo arrivo. È affascinato dalla magia di Asgard. Un incantesimo di replicazione che non toglie potere all’originale è più di quanto si aspettasse.

Con quel potere nelle sue mani potrebbe portare l’incubo nel mondo. Fra i mondi. Ma ha già verificato che non ha il potere della Parola. La Parola del re è legge, ma lui ne ha solo il corpo. E tutti se ne sono facilmente accorti, abituati, forse, a quel tipo di attacchi.

Incubo riflette. In fondo ha un’anima da conquistare, e anche solo un po’ di violenza può servire alla causa dell’incubo. E la perdita del loro re renderà più cupi gli incubi di quel popolo.

L’ombra allunga la mano, dopo una breve esitazione, e un’increspatura si produce sulla superficie della magia. Un segnale lieve, che solo in due sono in grado di percepire in quel regno. Uno, svenuto, la avverte solo nell’inconscio, l’altro, invisibile, attende.

 

L’uomo grasso torna a casa.

La sua casa è in una città sfarzosa, dall’architettura maestosa.

Corre dal padre, il quale lo sta aspettando. Il padre guarda con interesse il fanciullo di una bellezza sfolgorante che lo saluta.

- Quali notizie mi rechi, figliolo? –

- Pessime nuove, padre. Il nostro incontro è stato interrotto da un infausto segnale e il nostro alleato è dovuto accorrere a verificare un evento che potrebbe rovinare tutti i nostri piani. Temo per la sua libertà, se non per l’incolumità. –

- Si, prima del tuo arrivo ho avvertito un’increspatura, lieve, è vero, ma se l’ho avvertita io, da un mondo di distanza, può averla avvertita anche il nostro nemico, soprattutto se è chi pensiamo. Mi spiace figlio, ma è necessario che tu riparta. –

- Capisco padre, del resto non sono mai stato un tipo sedentario. Ci facciamo un goccetto prima della mia partenza? –

- Ahahah, volentieri, figliolo. Stai attento, mi mancherai. –

- Non preoccuparti, padre. Tu, sopra chiunque sai quanto sia superfluo uccidermi. –

 

Thor, il dio del tuono di Asgard, distrugge la porta. Malgrado abbia perso i suoi poteri divini, la sua forza è ancora grandiosa.

Ma i suoi dubbi sulle sue azioni sono sempre più marcati. Si sente prigioniero di una macabra ripetizione della sua vita.

Quella sensazione di gia vissuto, e di sbagliato. Nella sua vita ha attraversato innumerevoli traversie, ma nel complesso non è andata così male come si sta ripetendo.

Cioè, dai suoi sogni non si aspettava una vita così piena di aventi tragici. È la separazione tra la vita e i sogni che lo inquieta? Ha ormai così poca sanità mentale da soffrire per ciò?

È il dio del tuono, per quanto dure siano le traversie, lui le affronterà e ne uscirà vincitore.

Dubita della sua realtà, basterebbe un piccolo appiglio per fargli comprendere la verità.

L’ombra, entrata attraverso la sua testa nei suoi sogni, lo supera, ancora invisibile. Studia con attenzione, per un solo attimo, le figure nella stanza poi prende una decisione. Si avvicina a quella centrale e si fonde con essa.

Quando Thor attraversa la porta si trova davanti la scena che si aspettava.

La stanza è piena di macchine. Tre persone sono legate al soffitto.

Su un bancone sta steso, col suo solito ghigno sul volto, suo fratello Loki. Il mentitore, il seminatore di caos.

- Salve, fratello. Sempre in ritardo, eh? –

L’espressione del fratello muta. Appoggia sul bancone la spada avvolta nello straccio informe che tiene in mano e si alza.

- Poniamo fine a questa sciocca sciarada. Non posso rimanere in questo mondo per molto, senza rischiare di essere scoperto. Sei prigioniero nel regno di Incubo, che sta seminando dolore e distruzione su Asgard usando il tuo corpo. Scuotiti e reagisci. Per il bene del tuo regno e per i nove mondi, svegliati. –

Detto ciò, l’ombra lascia l’ingannevole corpo di Loki, per fuggire il prima possibile dal regno dell’incubo.

 

Beta Ray Bill abbatte il tetto del palazzo, attraverso il quale è stato proiettato dal potente colpo infertogli da Incubo.

Il possente corpo del Signore di Asgard viene abbattuto da un fulmine, generato dal martello di Red Norvell. Balder colpisce il nemico con tutto il suo potere. Un enorme frammento di muro lo colpisce, sbalzandolo lontano.

L’impatto è stato tremendo, ma il muro aveva giurato di non far mai del male al dio della bellezza, che si rialza appena intontito dal colpo. Mentre corre per tornare al luogo della battaglia vede Thunderstrike volare sopra di lui. Lo vede, pochi istanti dopo, passare nella direzione opposta, stordito da un potente colpo.

Heimdall accorre, dalla sua postazione sul ponte dell’arcobaleno. La spada sguainata è la stessa che trafiggerà Loki alla fine dei tempi, quando la battaglia finale rimuoverà tutto il male dal mondo.

Colpisce di piatto il corpo del suo re, la cui pelle è ormai completamente bianca. Il colpo sortisce un effetto minimo, poiché la cintura della forza potenzia il nemico, intento a raccogliere la mazza sfuggita alle mani del costrutto dei Celestiali.

Incubo impreca, poiché anche quest’arma sfugge alla sua presa. Si gira, l’odio negli occhi.

- Almeno la tua spada non rifiuterà la mia mano, immortale. – Si avventa su Heimdall, scansando Sif, che lo aveva attaccato disarmata, così da non ferire il corpo del marito.

Storm Breaker interviene ad impedire ad Incubo di armarsi. Il corpo di Thor, i cui capelli stanno diventando sempre più scuri, viene scagliato indietro.

- Porta lontana la tua arma, Heimdall. Nulla di più gramo del suo armarsi potrebbe accaderci. – Beta Ray Bill si avventa contro lo stesso bersaglio appena abbandonato dal suo martello. Riesce a colpirlo tre volte, prima che un pugno potenziato dalla cintura della forza lo scagli ancora via.

- La battaglia non volge al bene. –

- Taci, fosco, nulla può opporsi al potere dei tre guerrieri decisi alla pugna. – Fandral salta, colpisce l’incubo in volto con un calcio e rimbalza via con una capriola prima che il nemico possa vederlo.

 

Thor, il signore di Asgard, usa i suoi poteri. Nel regno dell’incubo, in cui la volontà è realtà, piega le componenti stesse del mondo a creare un portale dal quale uscire.

- La fai facile, biondino. – Incubo compare tra lui e l’uscita. – Ma non è mai facile fuggire ai propri incubi. –

Thor, il signore di Asgard si avventa sull’avversario, che lo prende per il collo, con una stretta ferrea.

- Vuoi sfuggirmi con la forza? –

- No. Ma so che la tua genia non sa fare a meno di considerarmi un bruto privo d’intelligenza. Invero, questa è una mia arma infallibile per avvicinarmi agli avversari troppo arroganti. –

Detto ciò Thor afferra il petto di Incubo e lo lacera, lanciandovisi dentro, attraversando così la struttura stessa di quella realtà.

 

Il martello di Red Norvell colpisce Thor in pieno volto. Il dio barcolla, ma non reagisce. I suoi capelli si stanno nuovamente schiarendo, mentre la sua carnagione riprende colore.

- Invero, questa è stata una battaglia memorabile, ma fermate la vostra mano, valenti alleati. Il nemico è sconfitto ed io sono tornato. Mjolnir, a me. –

Il martello di Thor vola nella sua mano, dalla distante stanza da letto in cui si trovava qualche istante prima. Di fronte a questa prova i guerrieri si fermano, tributando un triplo urrah a questa ennesima vittoria. Ma il signore di Asgard si interroga su ciò che è successo. Sulla facilità con cui è caduto vittima dei suoi incubi e sul destino del suo salvatore.

 

Il mago sta fuggendo velocemente. Per acquistare celerità ha anche abbandonato il suo travestimento d’ombra.

Appena al di fuori della sua percezione qualcuno di invisibile lo sta inseguendo.

Il mago si ferma, sperando di essere al sicuro, ma dal nulla una voce lo raggiunge.

- Contavo che, se anche non fosse riuscito a liberarmi del signore di Asgard, l’azione del mio alleato sarebbe almeno bastata ad attirarti allo scoperto. Gia una volta mi sei sfuggito e non posso permettermi di averti in giro. –

Sotto la cappa dell’invisibilità, sul volto di Loki si dipinge un ghigno, mentre l’incantesimo di prigionia, accuratamente preparato, cala sul suo avversario.

 

continua...